Medioevo in Viaggio. Locande, Strade E Pellegrini by Davide Ribella

Medioevo in Viaggio. Locande, Strade E Pellegrini by Davide Ribella

autore:Davide Ribella [Ribella, Davide]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social History, Medieval, History
ISBN: 9788866185536
Google: 4zHLngEACAAJ
editore: Youcanprint
pubblicato: 2016-04-29T22:00:00+00:00


3.1 Pellegrinaggio giudiziale

Il pellegrinaggio giudiziale o penitenziale è il pellegrinaggio imposto da un’autorità, civile o religiosa, quale pena per un crimine. Questa tipologia di pellegrinaggio faceva parte di un vero e proprio sistema penitenziale proprio della società medievale -cui ricorrevano sia i tribunali ecclesiastici, sia i tribunali civili- e constava di un’opera espiatoria con cui il processo consentiva al peccatore di ottenere la remissione della pena[191]. Le origini del pellegrinaggio di espiazione sono da ricercarsi nel sistema della penitenza tariffata[192] (ovvero differenti “tariffe” da scontare a seconda della gravità del peccato commesso), nato all’interno del cristianesimo insulare (Irlanda e isole anglosassoni) e poi trapiantato nel continente a partire dal VI secolo attraverso i missionari scozzesi e irlandesi, il più famoso dei quali fu Colombano[193]. Tra il VI e il VII secolo la nuova disciplina si era poi installata e diffusa rapidamente in quell’area geografica che corrispondeva proprio ai paesi evangelizzati dai monaci anglosassoni ed era andata a spodestare la vecchia penitenza cosiddetta canonica, così chiamata in quanto retta dai canoni dei primi concili, che ivi si praticava. Troviamo precise testimonianze di questa nuova penitenza nei “Libri paenitentiales” di epoca merovingia all’interno dei quali l’esilio e la peregrinatio, elementi questi che erano presenti nel sistema penitenziale della chiesa celtica, vengono menzionati accanto al digiuno e alle punizioni corporali quali pene severe inflitte per colpe di una certa gravità. Tra gli aspetti più deleteri della peregrinatio penitenziale vi era però quello di riempire le già poco sicure strade del Medioevo dei peggiori criminali. Ciò giustifica le critiche di cui furono oggetto i pellegrinaggi giudiziali già da parte dei contemporanei e di alcuni concili riformatori, come quello del 755 che ebbe luogo a Ver, in Francia, e che faceva divieto ai monaci di andare a Roma. Anche Carlo Magno con la Admonitio generalis del 789, confermata poi nell’802 dal Capitolare di Aix la Chapelle, esortava i pellegrini a effettuare in loco la penitenza che era stata loro imposta[194]. Il concilio riformatore di Chalon dell’813 a sua volta riprendeva la messa in guardia contro il vagabondaggio dei penitenti e quello di Mayence dell’847 rinnovava alcune proibizioni dei tempi di Carlo Magno. Su questa linea vi erano anche importanti esponenti del mondo ecclesiastico, quali Teodulfo d’Orleans, Rabano Mauro e Burcardo di Worms[195]. Va detto però che tutti gli sforzi dei riformatori di epoca carolingia e successiva si erano rivelati pressappoco vani in quanto ancora nell’XI secolo i pellegrinaggi penitenziali godevano di notevole successo e in particolare proprio in quel periodo quelli alla volta di Roma raggiungevano il loro apice. Con il concilio di Seligenstadt del 1022/1023 si assisteva così, per l’ennesima volta, al tentativo di arginare il fenomeno rinnovando le proibizioni carolinge[196]. Tornando alla Admonitio generalis essa era dunque lo specchio fedele di quella reazione che nell’epoca carolingia si era manifestata, anche da parte dei vescovi, contro la disciplina insulare e tariffata, la quale appunto prescriveva la peregrinatio; si era in pratica tentato, condannando la vagatio penitenziale, di restaurare la pratica dell’antica penitenza canonica, arginando



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